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italiani catturati dal nemico sul campo di battaglia (pre-
cedentemente, il 10 giugno, sette militari italiani che si
trovavano a Malta in una nave in sosta erano stati
dichiarati, dagli inglesi, prigionieri di guerra e rinchiu-
si in fortezza). Le prime fotografie che ci mostrano
colonne di soldati e ufficiali catturati su uno dei vari
fronti, nei quali le Forze Armate italiane erano contem-
poraneamente impegnate, provengono dagli archivi
militari greci. Secondo le testimonianze la Grecia
rispettò le norme della Convenzione di Ginevra.
La prima cattura in massa di soldati e uff iciali italiani
ha luogo sul fronte dell’ Africa Settentrionale. La prima
offensiva inglese del generale Wavell frutta all’ eserci-
to britannico, tra il dicembre 1940 e il febbraio 1941,
l’allontanamento dalle operazioni di guerra di oltre
130.000 soldati e uff iciali italiani. Si può dire che una
intera armata è stata fatta a pezzi e, in buona parte, cat-
turata. Questa massa di uomini doveva essere avviata al
più presto nelle retrovie, in luoghi sicuri. Un’eventuale
controffensiva italiana avrebbe potuto provocarne la
liberazione e il ritorno sul campo di battaglia. Ma i
campi di concentramento in g rado di ospitare tante
decine di migliaia di soldati non esistevano: furono
improvvisati nel deserto, con matasse di f ilo spinato
f issate a paletti, piantati nella sabbia. Dai primi campi
di concentramento, così improvvisati nel deserto libico,
i prigionieri italiani vengono spostati verso l’interno, in
territorio egiziano. Infine dai campi di smistamento,
sistemati lungo la valle del Nilo e nei dintorni di
Alessandria d’Egitto, iniziano i trasferimenti def initivi
verso i lontani paesi del Commonwealth britannico
capaci di provvedere, con le risorse economiche locali,
al sostentamento di centinaia di migliaia di prigionieri.
Oltre all’Egitto le mete sono: Palestina, India,
Australia, Gran Bretagna, Africa.
Nel novembre 1941 l’Italia perde anche le vecchie
colonie in Africa Orientale: Eritrea e Somalia. Gli oltre
80.000 prigionieri catturati dagli inglesi vengono inter-
nati in Kenia, Sudan anglo-egiziano, Sud Africa, India.
A f ine 1942 si conclude anche l’avventura italiana in
Libia. La seconda e la terza offensiva inglese determi-
nano la cattura di altri circa 80.000 prigionieri, smista-
ti prevalentemente nei campi dell’Egitto e della Gran
Bretagna.
Nell’inverno 1942-1943, sulle rive del Don, l’esercito
italiano subisce le disfatta più terrificante. La dramma-
tica ritirata dei 230.000 uomini dell’ Armir (Armata
Italiana in Russia) porta alla cattura, da parte
dell’Armata Rossa, di 50.000/60.000 soldati e uff iciali
italiani. E’ la prima volta che i russi fanno tanti prigio-
nieri. Nulla è organizzato per occuparsi di una tale
quantità di uomini di diverse nazionalità (ungheresi,
tedeschi, italiani, rumeni), indeboliti da battaglie e
marce, falcidiati dal freddo e dalla fame. Questa massa
di prigionieri, catturati qua e là anche durante la ritira-
ta, viene sistemata in luoghi di fortuna (scuole e fab-
bricati pubblici) e poi avviata in colonne interminabili
verso le retrovie del fronte, da cui furono poi trasferiti
verso l’interno, in campi stabili.
Pochi mesi dopo la tragedia sul Don circa 140.000 sol-
dati ed uff iciali italiani della Prima Armata in Tunisia
cadono prigionieri degli eserciti inglese, americano e
francese. Si aprono due nuovi capitoli della prigionia di
guerra: quello dietro i f ili spinati francesi e americani
nei campi dell’ Africa Settentrionale.
Nella primavera del 1943 circa 50.000 prigionieri ita-
liani vengono poi trasferiti negli Stati Uniti. Essi trova-
no campi di concentramento ben organizzati e condi-
zioni di prigionia finalmente accettabili. Da giugno ad
agosto 1943 cadono le isole di Lampedusa e
Pantelleria, e la Sicilia, con la conseguente cattura di
altri 165.000 prigionieri italiani: di questi 100.000 ven-
gono trasferiti nei campi del Nord Africa e della Gran
Bretagna, gli altri 65.000 vengono liberati
Siamo alla vigilia dell’8 settembre. Prima di questa
data gli italiani catturati da Gran Bretagna, Russia,
Francia e America sono all’incirca 650.000.
Dopo l’ 8 settembre il numero totale dei prigionieri sale
vertiginosamente in poche settimane, arrivando ad
1.400.000. Circa 750.000 nuovi prigionieri vengono
rastrellati, con una operazione lampo, dalla
Wehrmacht, l’esercito tedesco, sia in Italia che nei ter-
ritori dove si trovano stanziate truppe italiane al di fuori
dei conf ini d’Italia. Di questi, 100.000 vengono tratte-
nuti nei Balcani, poche migliaia in Francia, gli altri nei
Fig. 7 - Cartolina di NATALE 1943
(dono dell' Y.M.C.A.) spedita alla famiglia
da un prigioniero in AUSTRALIA.
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