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nelle armate che nelle divisioni dell’interno non sarà
accordato che per le lettere destinate ai sottufficiali ed
ai soldati sotto le bandiere o paviglione. Questa tassa
d’affrancatura, qualunque sia la distanza che le lette-
re avranno da percorrere, sarà di venticinque centesi-
mi per lettera semplice.
Si può quindi osservare che mentre a quell’epoca erano
già state previste delle agevolazioni tariffarie per le let-
tere dirette ai militari, l’istituto della franchigia posta-
le per quelle spedite dai militari (al fronte) era invece
ancora di là da venire; in questo Napoleone non era
arrivato per primo.
Fig. 11 – Lettera del 17.1.1813 spedita da Siena al
fronte (vedi commento nel testo).
Concludo riproducendo un’ultima lettera (Fig. 11);
questa volta spedita dal paese al fronte. Essa consente
di fare qualche supposizione non tanto sulla disloca-
zione dell’ufficio che l’ha inoltrata al destinatario
quanto sull’ammontare della tassa richiesta. La lettera
parte da Siena il 17.1.1813 diretta ad un ufficiale della
Guardia d’Onore Toscana per il quale il mittente non
sa, evidentemente, indicare quale fosse la dislocazione
in quel momento; infatti, sul fronte della lettera si
legge il destinatario ma non il suo indirizzo. La lettera
è quasi certamente affidata ad un corriere che la tra-
sporta fino al fronte e qui la consegna all’ufficio posta-
le militare che appone il bollo “N. 10 / Grande Armèe”
e la nota (in alto a sinistra) “Lettre venant de Sienne”
(Lettera giunta da Siena); contemporaneamente
aggiunge anche “Au G.de Quartier Général” (al Gran
Quartier Generale) dove, evidentemente, si trovava il
destinatario. Ciò che rende interessante la lettera, oltre
ai suddetti aspetti, è il fatto che la tassa di 3 decimi ini-
zialmente segnata viene poi corretta in 14 decimi (vedi
indicazioni manoscritte). Si può quindi immaginare
che la tassa di 3 decimi rappresentasse il porto dovuto
dal punto di partenza (Siena) fino alla frontiera tosca-
na (in conformità all’art. 5 del decreto postale) ma che
questa norma fosse valida solo per la truppa e non
anche per gli ufficiali. L’addetto postale, dopo essersi
accorto che il destinatario è un ufficiale, cambia infat-
ti il porto dovuto da 3 a 14 decimi. Altre spiegazioni
oltre a questa non le ho finora trovate.
Concludo qui questa storia; sono trascorsi due secoli
ma il suo fascino è ancora vivo e grande.
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