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La Missione italiana
a Vienna nel 1919-1920
e l’uso dell’etichetta del collegamento aereo
Padova-Vienna-Praga
Valter Astolfi
Cenni storici
Premessa
Dopo l’armistizio di Villa Giusti (in località a 5 km. da
Padova) ed il bollettino del 4 novembre del nostro
Comando Supremo in cui si proclama che “i resti di
quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo,
risalivano in disordine e senza speranza le valli che
avevano discese con orgogliosa sicurezza!”, si poteva
pensare che fosse l’Italia ad arrivare per prima a
Vienna, incalzando un esercito ormai vinto ed in ritira-
ta. Invece, non fu così. Fu infatti il generale francese
D’Esperay a guidare il primo ingresso di truppe
dell’Intesa nella capitale austriaca; si trattava di france-
si, serbi e romeni provenienti dai balcani.
In virtù di questo fatto la Francia cercò poi, con sapien-
te regia propagandistica, di far credere al mondo che
era stata lei, con i suoi alleati, e non l’Italia a stroncare
l’esercito austro-ungarico.
L’arrivo della Missione
Dopo questa necessaria premessa, si può quindi dire
che l’arrivo degli italiani a Vienna avvenne senza la
risonanza internazionale che il fatto avrebbe meritato
(in fin dei conti l’Italia aveva completato il ciclo delle
guer re contro l’Austria, iniziato nel 1848 per la reden-
zione di genti e regioni italiche). La presenza italiana a
Vienna iniziava pertanto verso la fine di dicembre del
1918. Non si trattava di truppe d’occupazione (che
furono dislocate in prossimità del futuro confine con
Fig. 1 – Uso dei francobolli
italiani su una lettera spedita
dalla Missione di Vienna
(lo attesta il bollo tondo del
“Comando Supremo” ed il bollo
lineare “Verificato per
Censura”); impostata presso
l’ufficio civile di Trento (bollo ex
austriaco, scalpellato) in data
7 aprile 1919 (questa è l’unica
lettera del gruppo di quelle
indirizzate a Ferrara che risulta
impostata a Trento ma non
all’uff icio P.M. n. 124).
La tariffa è quella per l’interno.
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