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in località non toccate (e non vicine) alla suddetta linea
ferroviaria, sia stata trasportata per via aerea e non col
treno (naturalmente, è esclusa da questa ipotesi la corri-
spondenza sulla quale figura il bollo della P.M. 151 che
si trovava a Innsbruck).
Non si spiega diversamente il fatto che sei lettere della
medesima corrispondenza, tutte partite da Vienna nel-
l’arco di un mese (dal 12.3 al 11.4.1919) e spedite allo
stesso indirizzo di Ferrara, siano state “impostate” in
quattro località diverse e nessuna di esse presso l’uff icio
P. M. n. 124 a cui, normalmente, si appoggiava il corrie-
re. Le sei lettere risultano impostate come segue:
1)-bollo del 12.03.1919 dell’ufficio P.M. n. 53 localizza-
to nella zona di Gorizia
2)-bollo del 18.03.1919 dell’ufficio P.M. n. 81 localizza-
to ad Abano (Comando Supremo)
3)-bollo del 18.03.1919 dell’ufficio P.M. n. 81 localizza-
to ad Abano (Comando Supremo)
4)-bollo del 01.04.1919 dell’ufficio P.M. n. 63 localizza-
to a Trieste
5)-bollo del 07.04.1919 dell’uff icio postale civile di
Trento
6)-bollo del 11.04.1919 dell’ufficio P.M. n. 63 localizza-
to a Trieste (nel testo il mittente indica “Cracovia –
5.4.1919”; la lettera è stata pertanto trasportata prima a
Vienna e poi inclusa nel dispaccio per l’Italia).
A mio parere la sequenza di cui sopra induce chiaramen-
te alla conclusione che solo attraverso dei voli queste let-
tere potevano arrivare a Gorizia, Trieste ed Abano, essen-
do difficile immaginare che il corriere del treno si recas-
se in tante località diverse per consegnare la posta o che
arrivasse addirittura fino ad Abano quando invece era
possibile fermarsi molto prima ed affidarla ad un uff icio
postale italiano. Se fosse vero che il corriere arrivava
occasionalmente qua e là, l’incidenza delle lettere prove-
nienti dalla Missione di Vienna sulle quali figura un
bollo diverso da quello di Trento (P. M. n. 124 o posta
civile) sarebbe molto più alta rispetto a quella finora
riscontrata.
Av valora la suddetta ipotesi anche il fatto che sul fronte
della lettera contraddistinta con il n. 1 il mittente abbia
scritto di proprio pugno “da Vienna per posta aerea”
(fig. 9). Ciò significa che il mittente era uno di quelli ai
quali era “permesso” usare il servizio del collegamento
aereo per la posta privata. Tale precisazione non appare
più nelle lettere successive ma ciò non può costituire una
prova per contraddire quanto sopra (fig. 10). Non deve
poi suscitare perplessità il fatto che sulla busta manca
l’apposita etichetta; a quella data quest’ultima non esi-
steva ancora in quanto sarebbe stata emessa dodici gior-
ni dopo. Ed anche tutte le altre lettere sono antecedenti
alla data di emissione dell’etichetta. A questo punto,
avendo già precisato che non era necessario applicare l’e-
tichetta sulla corrispondenza per beneficiare dell’inoltro
per via aerea e così pure che la presenza della stessa non
convalida l’avvenuto trasporto per via aerea, non rimane
che da chiederci quale fine abbia poi fatto questa eti-
chetta.
Per rispondere a questo quesito mi avvalgo di un altro
recente acquisto: un gruppo di lettere che fanno parte
della corrispondenza di un ufficiale italiano (non saprei
dire se pilota o tecnico) inviato nel 1920 al campo di
Aspern per il recupero dei nostri aerei (fig. 11).
Da queste lettere si capisce che l’etichetta in questione ha
fatto…una ben misera fine. Infatti essa risulta adoperata,
con funzioni di chiudilettera, addirittura da persone
estranee all’ambiente dei militari italiani (nella fattispe-
cie è adoperata da una conoscente locale del nostro uffi-
ciale) e questo non solo su lettere inviate per posta (fig.
12) ma anche su lettere consegnate a mano (fig. 13).
Questo significa che l’etichetta era stata regalata a dei
privati locali i quali ne facevano un uso indiscriminato. E
così, come era finita senza gloria la storia della Missione
militare italiana a Vienna, anche la vicenda delle etichet-
te del collegamento aereo Padova-Vienna-Praga pare sia
f inita senza gloria.
La posta dei delegati italiani nella Commis-
sione Militare Interalleata di Controllo
A quanto risulta, i delegati italiani nella Commissione
Interalleata non si avvalevano del servizio di collega-
mento postale istituito dalla Missione Italiana; essi si
appoggiavano alla posta civile. A maggior ragione
dopo il ridimensionamento della Missione avvenuto
nel 1920 (Figg. 14 e 15).
Fig. 15 - 18.10.1920
Cartolina illustrata spedita
da Vienna da un delegato italiano
nella “Commissione Militare
Interalleata di Controllo - Sezione
Marina” (vedi indicazione
manoscritta del mittente).
Per l’invio della propria
corrispondenza i delegati italiani
si appoggiavano alla posta civile.
 
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