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campi di Germania e Polonia. Ad essi, per volere di
Mussolini e Hitler viene attribuita la qualif ica di
Internati Militari Italiani (I.M.I ): né veri prigionieri di
guerra né veri internati politici,
perdendo di conseguenza la pro-
tezione della Convenzione di
Ginevra. La pace con i tedeschi
viene firmata il 7 maggio a
Reims ed il 9 a Berlino, con i
giapponesi il 2 settembre. Per il
1.300.000 prigionieri italiani
incomincia l’odissea del ritorno.
Gli I.M.I., liberati dai sovietici e
dagli anglo-americani, iniziano
per primi il lungo rientro anche
se una parte di loro f inisce nei
campi di smistamento in Russia,
ed una parte prigionieri in
Francia. Gli ultimi a ritornare
sono i prigionieri in mano ingle-
se, tra la f ine del 1946 e l’inizio
del 1947.
E i morti. Le cifre non posso-
no essere esatte. Si calcola
che siano stati circa 100.000,
di cui la metà in Russia.
In modo schematico, ed arro-
tondando le cifre alle 500
unità, si può rappresentare
nel modo che segue la distri-
buzione dei prigionieri italia-
ni nel mondo
VITA ED ORGANIZZA-
ZIONE NEI CAMPI DI
PRIGIONIA
Le diverse Potenze detentrici
si comportarono con i prigio-
nieri italiani in modo non
sempre confor me con le
norme stabilite dalla
Convenzione di Ginevra.
Gli internati in mano tedesca e jugoslava ed i prigio-
Fig. 8
Telegramma spedito dalla
famiglia ad un prigioniero
che si trova nel campo 13
A (MURCHISON) in
AUSTRALIA.
Fig. 9
Parte anteriore di una scheda
redatta dagli inglesi relativo
ad un prigioniero italiano tra-
sferito in Inghilterra il
31/5/44 nel campo N°17.
Nella parte posteriore
sono registrati i trasferimenti
nei vari campi
f ino al suo rimpatrio.
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