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va un utilizzo del lavoro dei prigionieri direttamente
connesso con l’impegno della guerra) fu sistematica-
mente ignorato. Inoltre le unità ausiliarie non ebbero
mai l’approvazione del Governo italiano; furono in
effetti un’imposizione degli alleati e non un accordo fra
Stati, come previsto dalla Convenzione al suddetto arti-
colo 75.
In tutto il mondo, in tutti e cinque i continenti (dall’
Asia all’Africa, dall’Australia all’ Europa e all’
America) i prigionieri italiani sono diventati mano d’o-
pera a buon mercato, e come tali vengono sfruttati,
anche ben oltre la fine della guerra.
Il trattamento riservato ai prigionieri italiani non fu
affatto uniforme. Vi erano Stati in cui gli italiani visse-
ro e lavorarono in tranquillità mentre in altri dovettero
combattere contro la noia, le malattie ed anche la fame.
Potevano alloggiare in tende o in baracche e di entram-
be ne esistevano di diversi tipi; subirono maltrattamen-
ti di ogni genere: dalle oggettive carenze ed anche
angherie del primo momento fino alle torture sistema-
Fig. 12
Parte interna
di un documento
di identità redatto
dagli inglesi
e rilasciato in India
ad un prigioniero
di guerra italiano
cooperatore.
Fig. 13 - Parte anteriore di un documento redatto dagli inglesi per la registrazione dei prelievi di materiale
in uso ai prigionieri di guerra italiani in Inghilterra. Sono riportate le relative quantità con la f irma del pri-
gioniero ed il timbro dell'ufficio amministrativo responsabile.
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