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Solo con decorrenza 1° gennaio 1866 venne introdotta
anche nel Veneto austriaco una tariffa che teneva conto
solo del peso delle lettere spedite nell’ambito dell’im-
pero austriaco.
La convenzione postale austro-italiana sottoscritta il 1°
aprile 1851 da Austria e granducato di Toscana, cui
successivamente aderirono i ducati di Modena e di
Parma e lo Stato pontificio, prevedeva che ciascuna
Amministrazione postale avrebbe trattenuto i proventi
della corrispondenza affrancata in partenza e di quella
ricevuta dagli altri stati in porto assegnato, impegnan-
dosi ad effettuare gratuitamente il servizio di transito e
di consegna della corrispondenza ricevuta e/o destinata
agli altri stati della lega postale austro-italiana.
Questi principi vennero successivamente adottati dagli
stati aderenti all’Unione Postale Universale (U.P.U.).
Regno di Sardegna
Con l’introduzione dei francobolli il 1° gennaio 1851
vennero applicate tariffe uniformi per tutti i territori del
regno che dipendevano solamente dal peso della corri-
spondenza e non dalla distanza della località d’impo-
stazione da quella di destinazione.
Solo con la riforma postale italiana del 1863, con
decorrenza 1° gennaio, la tariffa delle lettere spedite in
porto assegnato divenne più onerosa di quella affranca-
ta in partenza; sino a quella data l’affrancatura in par-
tenza era facoltativa, in caso di affrancatura insuffi-
ciente il destinatario pagava soltanto il completamento
della tariffa (fig. 2,3).
Stato pontificio
Solo dal 1° gennaio 1864 venne introdotta nello Stato
pontificio, ridotto a quella parte del Lazio chiamata
“Patrimonio di san Pietro”, una tariffa uniforme che
dipendeva solo dal peso e non anche dalla distanza.
Regno delle due Sicilie
Il regno borbonico fu l’ultimo degli stati italiani ad
introdurre i francobolli: il 1° gennaio 1858 nei domini
continentali, il 1° gennaio 1859 in Sicilia.
Con l’introduzione dei francobolli, quindi nel 1858 nei
domini continentali e nel 1859 in Sicilia, vennero
applicate nuove tariffe postali uniformi che dipendeva-
no solo dal volume o dal peso delle lettere.
La nuova normativa borbonica prevedeva poi tariffe più
onerose per la corrispondenza spedita in porto assegna-
to rispetto a quella affrancata in partenza.
Con l’introduzione dei francobolli era stata applicata
nei domini borbonici una moderna struttura di tariffe
per l’interno, ma niente venne fatto per migliorare i
rapporti con l’estero. Non era possibile spedire lettere
affrancate sino a destino in nessun altro stato italiano
tranne lo Stato pontificio con il quale era possibile
scambiare la corrispondenza affrancata a destinazione
sulla base di una macchinosa convenzione postale sti-
pulata nel 1818. Sia i diritti postali da pagare per
affrancare sino al confine la corrispondenza indirizzata
agli altri stati della penisola, che la misura della tassa-
zione in arrivo erano le più onerose tra quelle praticate
dagli antichi stati italiani (figura 4).
Fig. 2
18 settembre 1859,
lettera doppio porto
da Reggiolo a Varese
Ligure. Tariffa sarda
da 29 centesimi.
Come da annotazione
manoscritta la lettera
di doppio porto (8
grammi) venne tassa-
ta a destinazione per
il porto mancante di
20 centesimi.
Fig. 3
23 dicembre 1860, lettera da
Montepulciano ad Orvieto che
distava meno di 75 km.
Ta riffa austro-italiana di 15
centesimi. Quando la lettera
arrivò ad Orvieto erano già in
vigore le tariffe sarde, come
confermato dal segno di tassa
di 5 centesimi per integrare la
tariffa austro-italiana a quella
sarda di 20 centesimi.
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