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cedere quella grande battaglia che Napoleone avrebbe
voluto. In quello stesso periodo, su pressioni della
nobiltà russa, lo Czar nominò il maresciallo Kutusoff
comandante in capo dell’esercito, lasciando Barclay e
Bagration a capo, rispettivamente, della 1ª e 2ª armata;
- il 5 settembre l’esercito russo si schierò nella pianura
di Borodino per fronteggiare l’avanzata di Napoleone
ve rso Mosca. Era la grande battaglia che l’Imperatore
attendeva. Questa durò tre giorni ed alla fine entrambi
i contendenti si dichiararono vincitori tanto che lo Czar
conferì onori e ricompense a Kutusoff e così pure
Napoleone al maresciallo Ney. In ricordo di quella bat-
taglia Napoleone ordinò che la via Santa Teresa di
Milano cambiasse nome in via della Moscova (così si
chiama tuttora). In termini di vite umane lo scontro
costò ben caro ai due eserciti: i russi contarono 15.000
morti e 30.000 feriti; i napoleonici 9.000 morti e
13.000 feriti. La Divisione del Gen. Pino giunse a
Borodino a battaglia ormai conclusa ma il suo apporto
non fu certo marginale in quanto, scontrandosi con i
Cosacchi, ecc. schierati ai fianchi dell’esercito russo,
servì ad impedire che le colonne del Gen.
Wintzingerode potessero portare aiuto a Kutusoff;
Fig. 2 - Il Bollettino n. 22 della Grande Armata data-
to “Mosca, li 27 Settembre 1812” nel quale si legge
che gli incendi sono ormai spenti, che Napoleone è
alloggiato nel palazzo imperiale del Kremlino e che
la gran parte dell’armata è a Mosca per rimettersi
dalle fatiche. Sarà nel Bollettino n. 29 che verrà
annunciata la ritirata e la disfatta sulla Beresina.
- il 15 settembre le avanguardie della Grande Armée
entrarono a Mosca dove, subito dopo, divamparono
vari incendi; le proporzioni di questi incendi furono
tali da costringere Napoleone a lasciare Mosca per
riparare a Petrowskoie, dove si trovava la Divisione del
Gen. Pino. Grazie alla pioggia caduta nei due giorni
successivi l’incendio fu domato e così il giorno 19
Napoleone poté ritornare al Kremlino (Fig. 2).
Dopo la conquista di Mosca, l’Imperatore pensò che
era giunto il momento di intavolare trattative di pace;
scrisse pertanto allo Czar che si trovava a Pietroburgo
ed inviò un ambasciatore a Kutusoff. Napoleone attese
la risposta dello Czar Alessandro per più di trenta gior-
ni; la risposta fu negativa. Il tempo speso in questa atte-
sa gli fu comunque fatale. Infatti, in questo frattempo
Kutusoff riorganizzò l’esercito e ricevette rinforzi con
più di 60.000 uomini. Da quel momento il rapporto
delle forze in campo passò dalla parte dei russi e que-
sto sbilanciamento si rivelò determinante nel successi-
vo andamento della guerra;
- il 13 ottobre iniziò a cadere la prima neve e la situa-
zione a Mosca non era certo delle migliori per affron-
tare l’inverno russo. Malgrado qualche scontro qua e
là, la situazione era di totale stagnazione. Napoleone
decise pertanto che era opportuno spostare in posizio-
ne più adatta e sicura il quartiere d’inverno lasciando
solo un presidio al Kremlino; a quel punto, quindi,
nella concezione dell’Imperatore, la partenza da
Mosca non era ancora una ritirata;
- il 19 ottobre ebbe inizio l’abbandono della città;
- il 24 ottobre i due eserciti vennero a contatto nei pres-
si di Malo – Jaroslawetz. Ci fu una grande battaglia,
sostenuta per la maggior parte dal IV Corpo d’Italia (ci
furono più di 5.000 tra morti e feriti tra le truppe napo-
leoniche ed altrettanti tra i russi) e la città fu presa e
ripresa undici volte; alla fine i napoleonici risultarono
vittoriosi e Napoleone volle passare in rassegna i sol-
dati italiani per un encomio.
La ritirata
- il 25 ottobre, malgrado la vittoria di Malo –
Jaroslawetz, iniziò la vera ritirata di Napoleone. Gli
effetti del grande freddo, con le truppe che non erano
equipaggiate per l’inverno russo, la situazione di “terra
bruciata” in cui si muoveva la Grande Armée,le diffi-
coltà di approvvigionamento su vie di comunicazione
rese impraticabili dal fango, l’inferiorità numerica e di
armamenti che adesso pesava sull’esercito ed infine la
propensione alla ritirata che ormai serpeggiava tra i
suoi più stretti collaboratori, indussero l’Imperatore ad
indirizzare i suoi uomini sulla via del ritorno piuttosto
che procedere verso Pietroburgo come egli avrebbe
voluto;
- il 26 ottobre, poiché nel frattempo le truppe russe si
erano fermate, Napoleone pensò che le ostilità fossero
terminate ed accettò pertanto il consiglio dei suoi gene-
rali di procedere alla ritirata verso Smolensk. Avendo
intuito questa manovra il Gen. Kutusoff, che fino a
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